

-NEW YORK TIMES BESTSELLER-
GABRIELE D'ANNUNZIO
La piggia nel pineto
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che diciumane; ma odo
parole più nuoveche parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,piove su i mirtidivini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri foltidi coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,piove su le nostre mani
ignude,su i nostri vestimenti
leggieri,su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,su la favola bellache ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'ariasecondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerin.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono comele chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordosi fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
Parafrasi
Taci. All’inizio del bosco non sento parole che puoi definire umane,ma sento parole più nuove che vengono espresse dalle foglie e dalle gocce lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse.Piove sulle tamerici (la tamerice è una tipica pianta di pineta) salmastre e aride,piove sui pini dai tronchi a scaglie e dagli aghi pungenti,piove sui mirti divini (era un arbusto sacro a Venere),sulle ginestre brillanti di fiori a grappoli, sui ginepri pieni di bacche odorose,piove sui nostri volti silvestri (quest’oggettivo introduce la metamorfosi),piove sulle nostre mani nude, sui nostri vestiti leggeri,e sui pensieri freschi che l’anima rinnovata fa nascere sulla bella favola (da favola dell’amore)che ieri chi illuse (Illudere in questo caso è inteso come significato latino cioè di ludus, gioco). e che oggi illude me, o Ermione.
(La ripetizione della parola piove è una metafora, allo scopo di dare cadenza la poesia, come in un rito; D’Annunzio conclude tutte le strofe col nome “Ermione”).Senti? La pioggia cade sulla vegetazione solitaria con uno scrosciare (termine onomatopeico) costante e varia che varia a seconda che cada su rami più o meno radi.Ascolta. Risponde a questo pianto (il pianto della pioggia) il canto delle cicale che nè la pioggia portata dall’austro (un vento del sud),nè il cielo grigio impauriscono.E il pino ha un suono, il mirto ha un altro suono, il ginepro un altro ancora,come strumenti diversi suonati da innumerevoli mani,e noi siamo immersi nell’anima del bosco partecipi della vita del bosco e il tuo volto inebriato è bagnato dalla pioggia come una foglia,i tuoi capelli profumano come le ginestre chiare, o creatura della terra, che hai nome Ermione.
(Questa strofa descrive l’inizio dello metamorfosi).Ascolta. Ascolta.Il canto armonioso delle cicale nell’aria a poco a poco si attutisce sotto la pioggia che cresce; ma vi si mescola un’altro canto, più roco, che sale da laggiù,dalle profondità del bosco.Più attutito e più sottile (il canto delle cicale) si affievolisce, si spegne.Resta solo una nota (una cicala) a tremare, si spegne, poi riemerge, trema, si spegne.Non si sente la voce del mare.Ora si sente su tutti gli alberi lo scrosciare della pioggia argentea (l’aggettivo argentea è in grado di richiamare sia sensazioni visive che uditive), che purifica e questo scrosciare varia a seconda delle fronde degli alberi più o meno folte.La figlia dell’aria (la cicala) è in silenzio, ma figlia del fango, la rana, canta nell’ombra più profonda chissà dove, chissà dove.Piove sulle tue ciglia, o Ermione.
Piove sulle tue ciglia nere così che sembra che tu pianga, ma di piacere, non bianca di carnagione,ma quasi divenuta verde sembra che tu esca dalla corteccia di un albero (la metamorfosiè nella sua fase più importante) e tutta la vita in noi è rinascita profumata,il cuore nel petto è come una pesca non toccata (perfetta), tra le palpebre gli occhi sono come delle sorgenti tra le erbe, i denti negli alveoli sono come mandorle acerbe (bianchissimi).E noi andiamo da una macchia di arbusti all’altra, ora uniti, ora separati, [e la forza resistente degli arbusti intricati ci avvinghia le caviglie, ci impiglia le ginocchia] chissà dove, chissà dove (si fanno trascinare dalla notura).Piove sulle nostre mani nude, sui nostri vestiti leggeri, sui pensieri freschi che anima rinnovata fa nascere, sulla bella favola che ieri mi illuse e che oggi illude te, o Ermione.